Alla società moderna servono innovazioni per una gestione più efficiente della scarsità d’acqua sempre maggiore. Nel 2022, l’Italia si è scontrata con un’imponente siccità che ha provocato la perdita di 36 miliardi di metri cubi d’acqua. Tale perdita non minaccia solamente l’ambiente, ma mette a dura prova anche la nostra economia, con la possibilità di incidere negativamente sul Pil del paese fino al 18%. Nonostante le iniziative a livello internazionale, come la COP28 di Dubai o la recente riunione del G7 con i ministri dell’Energia, del Clima e dell’Ambiente, non manchino, sarà fondamentale il coinvolgimento del settore privato per affrontare questa crisi.
Alcune soluzioni ci vengono offerte dalla tecnologia moderna, come si legge nell’approfondimento dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) a firma di Tullio Montagnoli, amministratore delegato di A2A Ciclo Idrico. Tra queste lo sviluppo, come serbatoio di stoccaggio, delle falde acquifere, una maggiore efficienza della rete di distribuzione e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Le falde acquifere sotterranee fungono da serbatoi naturali, spiega Montagnoli. Con le nuove tipologie di precipitazioni, piogge sempre più intense e di breve durata, l’acqua fatica a penetrare nel sottosuolo per raggiungere le falde acquifere e scorre rapidamente verso il mare. I bacini acquiferi potrebbero fungere da serbatoi naturali di stoccaggio “a riparo dall’evaporazione”, per via della loro natura sotterranea. “Attraverso il metodo elettromagnetico aviotrasportato (AEM), che ci consente di creare un modello 3D della resistività del sottosuolo, potremmo identificare i flussi sotterranei, le aree protette e le aree di ricarica delle falde acquifere che possono essere rifornite utilizzando l’acqua delle precipitazioni intense”.
Secondo Montagnoli la seconda possibile soluzione per migliorare la gestione della risorsa è un monitoraggio in tempo reale della rete di distribuzione, per ridurre al minimo le perdite. Quest’ultime possono essere: facilmente identificabili, nel caso di una perdita visibile che affiora in superficie, o invisibili/apparenti, nel caso in cui l’acqua non affiora ma si disperde nel terreno circostante. Per cercare di limitare l’ultima tipologia è fondamentale la gestione delle reti idriche che essendo una complessa unione di tubi, valvole e sezioni di materiali e dimensioni differenti, è soggetta a numerose variabili in gran parte imprevedibili. In nostro soccorso può venire l’ottimizzazione della gestione della rete, attraverso la creazione di distretti idrici ed il loro monitoraggio in tempo reale. Consiste essenzialmente nel sezionamento e nel confinamento di una porzione limitata della rete idrica (circa 10-15 km), alimentandola da un unico punto. Monitorando il flusso nel punto di ingresso, è possibile avere un’evidenza quasi immediata dell’evoluzione dei consumi nell’area, portando così alla luce eventuali perdite nel momento in cui si verificano.
Infine, come sta accadendo in molti settori, spiega l’a.d. di A2A Ciclo Idrico, “un aiuto ci viene dato all’IA con l’utilizzo di contatori intelligenti e algoritmi di intelligenza artificiale che migliorano ulteriormente la gestione delle reti idriche, consentendo una manutenzione predittiva, facilitando la ricerca e la risoluzione delle perdite, e un’allocazione efficiente delle risorse”.
Con l’IA “è possibile effettuare una pre-localizzazione delle perdite. Abbiamo, ad esempio, avviato un progetto – denominato “Aquarius” – nella città di Brescia, che prevede il posizionamento di 520 noise logger sulla rete, per una copertura di circa 160 km”, fa sapere Montagnoli. “Questi sensori ‘ascoltano’ ogni notte il rumore di eventuali perdite d’acqua dalle tubature, analizzando frequenze, intensità e altri parametri e sovrapponendo i risultati tra i sensori vicini. In media, dopo una settimana di ascolto, il sistema di elaborazione dei dati è in grado di chiudere automaticamente la segnalazione o di posizionare sulla mappa una possibile perdita d’acqua. Il rapporto di mappatura identifica, con elevata precisione, il punto più probabile di perdita d’acqua e riduce la scoperta manuale – che rimane necessaria – e quindi il tempo di risoluzione”.
In conclusione, secondo l’analisi condotta da Montagnoli, “gli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico sono essenziali per adattarsi a un futuro in cui le risorse idriche sono sempre più preziose. Combinando tecnologia e investimenti mirati, possiamo mitigare l’impatto del cambiamento climatico sulle nostre vite e garantire una gestione sostenibile dell’acqua per le generazioni future”.