Nel settore idrico sono stati attivati 15,5 miliardi di investimenti e realizzati il 98% circa degli interventi programmati. Frammentata la governance del settore rifiuti, con oltre 7.400 operatori registrati all’anagrafe dell’Autorità, 3523 gli enti territorialmente competenti; il metodo tariffario rifiuti copre oltre 48 milioni di abitanti. Questi i numeri evidenziati dalla Relazione annuale dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) per il 2020 sui servizi pubblici, pubblicata oggi ma che sarà presentata dal Collegio Arera al governo a fine settembre.
Rifiuti
Il processo di approvazione delle predisposizioni tariffarie relative al 2020 è stato “fortemente condizionato dalle misure emergenziali introdotte dal legislatore, con particolare riferimento sia al susseguirsi di proroghe dei termini di approvazione della TARI 2020”, rese necessarie dall’emergenza sanitaria, sia alla deroga all’applicazione delle disposizioni del Metodo Tariffario ARERA introdotta dal decreto-legge CuraItalia. L’Autorità ha ricevuto circa 5.500 richieste di predisposizione tariffaria relative al 2020, che riguardano una popolazione complessiva di poco superiore a 48 milioni di abitanti (circa l’80% della popolazione nazionale). Al 18 maggio 2021 le predisposizioni tariffarie relative al 2020 approvate dall’Autorità hanno riguardato 84 ambiti tariffari, interessando 6.451.922 abitanti (residenti in 175 Comuni e pari all’11% degli abitanti residenti) per le quali è stato approvato un incremento medio delle tariffe, rispetto all’anno precedente, molto contenuto e pari allo 0,29%.
A maggio 2021, risultano iscritti all’Anagrafica Operatori dell’Autorità 7.470 soggetti, con un incremento di circa il 14%rispetto all’anno precedente, di cui 7.253 iscritti come gestori, nell’87,4% dei casi Enti Pubblici e nel 12,6% gestori con diversa natura giuridica. In particolare, rispetto all’anno precedente si osserva un incremento significativo (pari a circa il 62%) dei soggetti iscritti come Enti territorialmente competenti (ETC). Viene rilevato inoltre un numero ridotto di Enti di governo dell’ambito (poco meno di 60), a fronte di un numero molto elevato di Enti territorialmente competenti (3.523), che nel 98% coincidono con i Comuni.
Servizio idrico
Nel corso del 2020 anche il quadro normativo e regolatorio all’interno del quale l’Autorità ha impostato i propri provvedimenti sul servizio idrico ha risentito profondamente degli effetti della pandemia da COVID-19. Le approvazioni delle proposte tariffarie per il quadriennio 2020- 2023 riguardano 84 gestori che servono 36.817.534 abitanti. Rispetto all’anno precedente la variazione media dei corrispettivi applicati all’utenza risulta pari all’1,97%. Si conferma, dunque, una sostanziale stabilità delle tariffe all’utenza, pur in presenza dell’avviato percorso di miglioramento della qualità del servizio idrico integrato. Con riferimento al terzo periodo regolatorio, è stata quantificata per il quadriennio 2020-2023 una spesa per investimenti da finanziare attraverso tariffa idrica, in termini pro capite, pari a 224 €/abitante a livello nazionale, con valori più elevati al centro, pari a 286 €/abitante.
Considerando le previsioni in ordine alla disponibilità di finanziamenti pubblici per la realizzazione di infrastrutture idriche, gli investimenti programmati per il quadriennio 2020-2023 risultano, in termini pro capite, pari a 261 €/abitante a livello nazionale, con il valore più elevato, diversamente rispetto a quanto rappresentato nelle precedenti edizioni, nell’area del centro (322 €/abitante). La spesa per investimenti, in termini assoluti, inclusa la disponibilità di fondi pubblici, ammonta a 15,5 miliardi di euro per il quadriennio (corrispondenti a circa 3,9 miliardi di euro in ciascuna annualità del quadriennio). In particolare, dall’analisi dei dati, risulta che a fronte del progressivo miglioramento degli indicatori richiesto dalla regolazione della qualità tecnica, i soggetti competenti hanno programmato per il periodo 2020-2021 investimenti superiori di circa il 13% rispetto a quelli pianificati per il biennio precedente. Le verifiche effettuate hanno evidenziato generali miglioramenti nella capacità di realizzazione degli investimenti programmati. Il tasso di realizzazione medio nazionale per il 2018 è risultato del 97,9% e per il 2019 del 97,8%.
Sul servizio idrico integrato, l’Arera ha pubblicato ieri anche la 13° Relazione, relativa al primo semestre 2021, sugli esiti dell’attività di monitoraggio condotta dall’Autorità sull’organizzazione del servizio nei territori, in osservanza di quanto disposto dall’articolo 172, comma 3-bis, del testo unico sull’ambiente (dlgs 152/2006), che impone appunto all’Autorità di redigere, entro il 30 giugno e il 31 dicembre di ogni anno, una relazione sul rispetto delle prescrizioni stabilite dal testo unico su energia elettrica, gas e sistema idrico. Il testo aggiorna il quadro di informazioni e di dati illustrato a dicembre 2020 e trae le seguenti conclusioni:
– si è verificato il completamento dei percorsi di adesione degli enti locali ai relativi enti di governo dell’ambito (ovvero gli organismi individuati dalle Regioni per ciascun Ambito territoriale ottimale, ATO, ai quali partecipano obbligatoriamente tutti i comuni che ne fanno parte) in tutte le aree territoriali del Paese (nel 2015 si registravano criticità in nove regioni) e il consolidamento del processo di razionalizzazione del numero degli ATO, pari a 62 (nel 2015 si contavano 71 ATO);
– è stata riscontrata la necessità di perfezionare i percorsi avviati – proseguiti con alcune difficoltà dovute all’ emergenza COVID-19 – verso la piena operatività degli enti di governo dell’ambito, soprattutto nella regione Molise, in cui nel corso degli ultimi anni non si sono registrati progressi nel processo di piena attuazione del servizio idrico integrato;
– è stata rilevata l’esigenza di prosecuzione del processo di razionalizzazione e consolidamento del panorama gestionale, data la presenza diffusa (seppure in progressiva e costante diminuzione) di gestori che hanno cessato la propria attività ex lege – in alcuni casi interessati da procedure di affidamento già avviate dall’ente di governo dell’ambito – che attualmente svolgono il servizio in assenza di un titolo giuridico conforme alla disciplina vigente.