Potenziare e riqualificare le infrastrutture idriche primarie, ridurre la dispersione delle risorse, aumentare “sostanzialmente” l’efficienza del sistema idrico nazionale entro il 2030, delineare un Piano nazionale degli interventi nel settore, razionalizzare l’uso dell’acqua in agricoltura e garantire l’accesso per tutti a quella potabile. Sono questi gli obiettivi per i prossimi 10 anni nel settore idrico delineati dall’Allegato infrastrutture al Documento di economia e finanza (DEF) per il 2021, che è stato licenziato giovedì scorso dal Consiglio dei ministri. Il documento, chiarisce il comunicato del governo, descrive le scelte dell’esecutivo in materia di infrastrutture e mobilità per i prossimi 10 anni e “introduce una serie di innovazioni rispetto al passato”: riporta un’analisi di contesto e definisce le opere prioritarie per lo sviluppo del Paese; anticipa la strategia di lungo periodo del Piano generale dei trasporti e della logistica (PGTL) e del Documento pluriennale di pianificazione (DPP); delinea una pianificazione integrata delle infrastrutture e della mobilità basata su riforme, connessione, sicurezza, equità e sostenibilità, anche in considerazione degli investimenti e delle riforme previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Il Piano nazionale degli interventi per il settore idrico, spiega l’allegato, avrà a disposizione 12 miliardi di euro per la costruzione di nuove infrastrutture e la manutezione/ammodernamento di quelle esistenti, mentre 1,3 miliardi saranno destinati agli interventi più urgenti e ai programmi prioritari.
Quanto alla pianificazione infrastrutturale generale dei prossimi 10 anni, l’Allegato prospetta quattro criteri di programmazione:
- Analisi del contesto e dei fabbisogni: la programmazione si baserà sulla previsione della domanda di mobilità e sulla stima del grado di utilizzo delle infrastrutture; si procederà alla misura dell’impatto sullo sviluppo economico, sociale, territoriale e ambientale delle infrastrutture.
- Coerenza delle programmazioni: i criteri di programmazione dovranno essere armonizzati con i principi del PNRR.
- Scelta delle priorità: obiettivi di sviluppo sostenibile prioritari saranno quelli dell’Agenda 2030 e del Green deal europeo; verranno applicate le “Linee guida per la valutazione degli investimenti in opere pubbliche” contenute nel dlgs 228/2011.
- Valutazione di programmi e opere: saranno verificati gli impatti sullo sviluppo sostenibile generati dalle politiche infrastrutturali.
Il processo per individuare le opere prioritarie si articolerà in due fasi, spiega ancora l’Allegato:
Fase 1. Individuazione degli interventi maturi confrontando più indicatori, tra cui
- il livello di maturità progettuale
- l’aggiornamento delle analisi di valutazione
- il livello di completamento dell’opera
- la coerenza con gli obiettivi e le strategie e il contributo nel generare benefici al sistema delle infrastrutture e dei trasporti
- i nuovi fabbisogni che derivano dai cambiamenti nelle abitudini di mobilità, consumo e produzione
- la capacità di contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e alle politiche e strategie generali e settoriali dell’Unione europea.
Fase 2. Individuazione dell’ordine di priorità tra le opere, in accordo con i criteri definiti nella Fase 1 e considerando anche altre dimensioni, tra cui la capacità di:
- contribuire alla transizione ecologica e digitale
- generare impatti significativi sul sistema economico e sociale, anche favorendo la riduzione dei divari sociali e territoriali
- contribuire alla manutenzione e alla sicurezza del patrimonio infrastrutturale esistente, anche attraverso l’uso di tecnologie innovative
- determinare una maggiore resilienza e competitività del settore della logistica e del trasporto delle merci
- incentivare lo sviluppo urbano sostenibile anche e aumentare i collegamenti tra città e aree interne.