Dal 2022 al 2025 sarà in vigore il secondo periodo di regolazione tariffaria per il settore dei rifiuti (MTR-2). Lo conferma una nota dell’Arera pubblicata ieri, che spiega: pur mantenendo l’impianto generale della prima bozza del Metodo presentata alla fine del 2019, in primis la garanzia della sostenibilità sociale delle tariffe, “sono numerose le novità che ampliano il perimetro di controllo della filiera e di conseguenza il numero di soggetti interessati”. I livelli di raccolta differenziata, il trattamento dei rifiuti con riutilizzo o riciclo, la prossimità territoriale e le caratteristiche dimensionali, tecnologiche e di impatto ambientale degli impianti, diventano con l’MTR-2 variabili quantitative che determinano la TARI, “rendendola più vicina alle esigenze dei cittadini”, spiega il comunicato.
Se il primo MTR introduceva il riconoscimento dei costi efficienti di esercizio e di investimento per le fasi della filiera dei rifiuti fino al conferimento, con MTR-2 verranno regolate anche le tariffe di accesso agli impianti di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani, chiarisce Arera. Viene introdotta una programmazione quadriennale, premiando il ricorso a impianti di trattamento che valorizzino i rifiuti e “penalizzando decisamente il conferimento in discarica”.
In seguito alle consultazioni che hanno coinvolto il tavolo tecnico permanente istituito dall’Autorità con le Regioni e le Autonomie locali e i focus group con i consumatori e gli operatori, spiega ancora l’Autorità, è stato deciso che nel secondo periodo di regolazione saranno incluse variabili di calcolo che tengono conto dei più recenti elementi normativi europei e nazionali e che hanno modificato la classificazione dei rifiuti e gli obiettivi ambientali nel corso di questi anni.
Per la definizione di MTR-2, sono stati considerati gli obiettivi a lungo termine per l’economia circolare, la responsabilità estesa del produttore, le regole per gli imballaggi, la gerarchia dei rifiuti urbani e la loro identificazione, la graduale riduzione dei conferimenti in discarica, il principio ‘chi inquina paga’ e l’impianto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Per affrontare le differenze territoriali e gestionali, sia in termini di presenza di impianti che di gestione dei flussi di rifiuti, l’Autorità ha confermato un modello di regolazione tariffaria ‘asimmetrica’, introducendo un meccanismo di incentivazione tramite perequazione, sulla base della gerarchia dei rifiuti, che prevede componenti a compensazione o maggiorazione dei corrispettivi per l’accesso a seconda del tipo di impianto.
Gli impianti sono classificati secondo la natura del loro gestore (che è considerato ‘integrato’ se gestisce più fasi della filiera e ha impianti di trattamento già considerati nella regolazione del precedente MTR) e il ruolo che ricoprono nel ciclo (possono essere impianti di chiusura del ciclo o intermedi). Il meccanismo di perequazione, nonché il previsto limite alle tariffe di accesso agli stessi impianti, mirano a responsabilizzare le realtà locali, supportando i percorsi di miglioramento dell’efficienza gestionale, di completamento della filiera e di realizzazione di impianti per la chiusura del ciclo dei rifiuti, premiando la prossimità territoriale.
Sono considerati impianti ‘minimi’ quelli ritenuti indispensabili alla chiusura del ciclo dei rifiuti nel loro territorio e previsti nella programmazione, mentre sono definiti impianti ‘aggiuntivi’ quelli diversi dai minimi. La regolazione MTR-2, quindi, oltre ad applicarsi a tutti i gestori integrati e ai loro impianti, si applica agli operatori non integrati che gestiscono impianti ‘minimi’, con l’introduzione di incentivi decrescenti in base al tipo di trattamento che operano sui rifiuti (compostaggio, digestione anaerobica, termovalorizzazione). È sempre penalizzato il conferimento in discarica.